lunedì 14 novembre 2011

IL LIBRO DELL'ATTESA


«Il signore e la signora Dursley, di Privet Drive numero 4, erano orgogliosi di poter affermare che erano perfettamente normali, e grazie tante. Erano le uniche persone al mondo da cui aspettarsi che avessero a che fare con cose strane o misteriose, perché sciocchezze del genere proprio non le approvavano. 
Il Signor Dursley era direttore di una ditta di nome Grunnings, che fabbricava trapani. Era un uomo corpulento, nerboruto, quasi senza collo e con un grosso paio di baffi. La signora Dursley era magra, bionda e con un collo quasi due volte più lungo del normale, il che le tornava assai utile, dato che passava gran parte del tempo ad allungarlo oltre la siepe del giardino per spiare i vicini.»
«Nello scompartimento di prima classe, Gambalesta e il suo padrone si trovarono insieme ad un terzo viaggiatore. Era costui uno di quei signori col quale il signor Fogg aveva trascorso gran parte del suo viaggio a Bombay: cioè Sir Francis Cromarty, brigadiere generale che raggiungeva le sue truppe acquartierate presso Benares.
Sir Francis era alto, biondo, sulla cinquantina. Abitava in India fin dalla sua giovinezza e raramente tornava in patria.
La sua conversazione sarebbe stata molto interessante (egli conosceva tutti gli usi e costumi dell’India) se Phileas Foggsi fosse curato di ascoltarla. Ma a lui tutte queste cose non interessavano minimamente.»

Il primo è l’incipit del primo libro di Harry Potter, che non ho mai letto fino alla fine perché mi annoiavo. Mi scuso con gli appassionati del ragazzo, so che anche per coerenza con il lavoro che sto imparando a fare dovrei essermeli già benbevuti. Sto solo rimandando.
Il secondo pezzo è l’incipit del capito X del Giro del mondo in ottanta giorni.
Mi sono svegliata dunque con questo pensiero. Pensavo a tutti i libri per ragazzi che sono stati scritti e a quelli che ancora devono essere pubblicati. Pensavo agli alunni delle scuole di oggi e pensavo al libro dell’attesa.


Il libro dell’attesa è quel libro che resta sempre sotto il banco (nonostante Gina e Teresina vogliano i banchi sempre assolutamente sgombri per velocizzare le pulizie) e che viene letto nei momenti vuoti della mattina. Quando si deve aspettare che i compagni finiscano di fare un compito, quando la maestra interrompe la lezione per cinque minuti, quando si decide di dedicare del tempo alla lettura. Ognuno sceglie il proprio libro dell’attesa e così si crea una piccola biblioteca interna alla classe gestita come una biblioteca vera (con i cedolini di cartoncino fatti dai bambini) in cui i libri appartengono agli alunni stessi come se fossero una piccola comunità autogestita.
Il fatto è che i nuovi libri, Harry Potter per primo, sono più accattivanti e vicini al linguaggio e alla realtà degli alunni di oggi. Fare il paragone con un libro di Verne aumenta le distanze, forse dovrei usare La storia infinita o Momo, due bestsellers di allora le cui vendite furono paragonabili, in proporzione e contestualizzando, a quelle dei volumi della Rowling.
Allora mentre spennellavo la vernice-lavagna mi chiedevo se non rimarcare le distanze e sottolinearle, senza nascondere la realtà. Dire a questi sveglissimi e furbissimi alunni di oggi guardate come scriveva il Giulio, osservate le descrizioni, gli ambienti, i dialoghi, i nomi, i verbi, gli aggettivi e notate come sono diversi. Leggete la stessa ironia che voi usate tutti i giorni già nelle prime righe di Harry Potter.
Pensate al signor Grunnings che fabbricava trapani, pensate al signo Cromarty che faceva il brigadiere. Manco sapreste dire, magari, chi è un brigadiere mentre immaginare una fabbrica di trapani è uno scherzo!
E poi “nerboruto” è una parola nuova e difficile ma "acquartierare" è una parola vecchia e difficile, vogliamo mettere?!
Ho accostato due libri a caso estraendoli dalla libreria, uno tradotto dall’inglese e uno dal francese, uno pubblicato da una donna nel 2000 e l’altro da un uomo nel 1873.
Ma queste informazioni non interessano ai bambini. Loro dovrebbero imparare a leggere tutto sapendo che non tutto è vicino e accattivante e non tutto è scritto su misura per loro. Se no avremmo scaffali tappezzati da Geronimi Stilton profumati. 
Il libro dell’attesa di oggi potrebbe essere alternato al libro dell’attesa di ieri così, senza troppe paturnie, si crea una piccola consapevolezza latente nella lettura, una democratica capacità critica in miniatura e si contribuisce a tenere in vita una letteratura che piano piano sta sparendo spinta in fondo agli scaffali di scandalosi megastore del libro profumato.
Detto questo e tanto per non essere coerente vado a leggere l’ennesimo libro di Roth per sentirmi rassicurata e al calduccio nelle mie solite letture.

10 commenti:

  1. Io sto leggendo sempre meno. Quando non ascolto musica, cucino, e quando non cucino, passo il tempo al computer (si, ascoltare la musica è già tramite il cassone con monitor, però in quei momenti (in quelle ore) mi dedico esclusivamente all'ascolto ed alla ricerca di roba nuova). Per fortuna ho letto un bel po' da piccolo e si, lo ammetto, mi è passato prima Harry Potter che Verne tra le mani.

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  2. ho voglia di leggerlo, quello di roth, mi tenta tanto quella copertina, e poi roth lo amo...

    Garba. ma se leggi poco com è che scrivi così bene? ragazzo misterioso.

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  3. Anche per me è un periodo di scarse letture, il sonno mi porta via perché per tutto il giorno sto a mille. Garba, capisco cosa in tendi per ascolto e ricerca di roba nuova :-)
    Pa, mi piace Roth ma ne sta sfornando un po' troppi, per i miei gusti (ah, io parlo di Philip, non di Joseph).

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  4. Philip, certo, tu sei tipa da Philip ;)

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  5. Che bello Pa, sapere che mi leggi DAVVERO :-)

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  6. "Sappiate scrivere ma non leggere, non importa" Andrea Zanzotto

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  7. Urca che cambiamento di template!!! Ma tu che je fai a blogger ;)

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  8. Anna disapprovi? E poi hai trovato il fotografo che cercavi?

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  9. No anzi, approvo e invidio! Sì ho trovato tutto il materiale da mostrare agli studenti, grazie!

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