venerdì 7 ottobre 2011

GRAMMATICA = EDUCAZIONE#3





APOCOPE VOCALICA QUESTA SCONOSCIUTA


Ormai è chiaro che ho cambiato vita. Non combatto più con il treno che collega Peyton alla capitale per raggiungere Piazza di Spagna e vedere tante borse firmate. Ora lavoro a Peyton Place. 

Ho guadagnato una marea di tempo libero e lo uso per fare le stesse cose che facevo prima quando ne avevo poco ma con tranquillità. Questo per dire che anche se ora ho tanto tempo a disposizione non ho intenzione di investirlo per cucinare perché sono un caso senza speranza.

Durante questi momenti di svacco ho girato nel web e ho letto di tutto. Alcune cose le ho lette talmente tante volte in così tanti luoghi che mi è quasi venuto il dubbio che la realtà sia veramente diversa da come l'ho sempre considerata io. 

In questo periodo per esempio ho letto molti post sulle fashion weeks. Cose scandalose che fanno male.  Errori di grammatica e di sintassi che pugnalano al cuore. Punteggiatura inopportuna quanto un dito nella presa della corrente. Capacità argomentativa evidente come un neutrino a occhio nudo (so cos'è un neutrino da circa una settimana e non vedevo l'ora di usarlo).
Questo festival degli orrori per fortuna non è generale, è quasi del tutto generale. Se escludiamo testate di esperti di moda con contratto a tempo indeterminato e articoli rivolti agli addetti ai lavori si salva solo una cosa scritta nel web per la Santa Asinità di cui orgogliosamente faccio parte, e cioè un post in un blog scritto in italiano sempre eccellente e con ironia e autoironia mai stucchevoli. Il blog è Ma ti sei vista?.

Detto questo uno degli orrori più diffusi degli ormai molto più che diffusi aspiranti giornalisti è l'uso sconsiderato, continuo, naturale, incurante, agghiacciante di qual è con l'apostrofo.


Qual è non è qual'è


L'apostrofo è un segno. Serve in caso di elisione per distinguere le due parole che divide(per esempio l'uomo). 


L'apocope vocalica, cioè la norma scolastica per cui qual è si scrive qual è, è diversa dall'elisione, quel fenomeno di caduta della vocale che implica l'uso dell'apostrofo.
Serianni (I, 87, Utet 1991) spiega che l'apocope vocalica si produce anche davanti a consonante come in buon vecchio e buon amico, per cui è corretto scrivere buon anno come lo è scrivere buon'amica, perché buon vecchia non esiste. 
Quando c'è elisione, perciò, serve l'apostrofo, nel caso dell'apocope invece no perché la parola ha una sua identità a prescindere dalla vocale che manca.


Dunque proprio perché esiste qual vita, qual monte e qual buon vento si deve scrivere qual è senza apostrofo, così come poiché non si dice pover cielo si deve scrivere pover'uomo.


In realtà Serianni ci dice dove si può trovare pover cielo ma capite, è Dante, e tra l'altro ho fatto due conti per i fatti miei e se ci avesse messo anche la 'o', a pover, sarebbero state dodici sillabe e addio amore di endecasillabo.
E poi Dante mica era un aspirante giornalista, era solo un poeta.


Vi lascio con l'endecasillabo con apocope vocalica incriminata che giustamente Dante, con coerenza di autovalutazione, mette in Purgatorio (VI,2):


Buio d'inferno e di notte privata
d'o/gne/ pia/ne/to/, sot/to/ po/ver/ cie/lo/,
quant'esser può di nuvol tenebrata,
non fece al viso mio sì grosso velo
come quel fummo ch'ivi ci coperse,
né a sentir di così aspro pelo,
che l'occhio stare aperto non sofferse;
onde la scorta mia saputa e fida
mi s'accostò e l'omero m'offerse.

12 commenti:

  1. Urge l'apertura di uno spin off di questo blog! Utilizzando anche il grassetto perchè i miei occhi stanno invecchiando....

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  2. No, forse conviene non dare retta alle mie esternazioni bipolari!....

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  3. Graba, sì! Ancora di più mi piace l'enjambement "notte privata/d'ogne pianeto".

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  4. Che cuoressa che sei grazie!
    Pensa che io c'ho sempre un po' paura di fare degli scivoloni grammaticali... e sono anche molto felice che quel post (ti) sia piaciuto, sto cercando di dare una linea editoriale al blog che si avvicini a quello che un giornale potrebbe chiedermi anche se vedo che qua nessuno chiede un cazzo...

    Cmq grazie, quando (e se ritorno) dalla regata in barca magari mi metto a farne un altro su Parigi.

    <3

    Zit

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  5. Come si dice qui a Roma... bella Zit.

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  7. Scusate se mi intrometto.
    Tu scrivi " E poi Dante mica era un aspirante giornalista, era solo un poeta."
    Intendi cioè dire che Dante non era un giornalista.
    Sennonchè la parola mica (che significa briciola) non ha di per se un valore negativo, lo acquista solo mediante negazione.
    Sicchè si deve dire "E poi dante non era mica un aspirante giornalista...."
    Auguri a tutti di buon anno.
    Marco

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  8. Grazie Marco! Mi sono limitata a trascrivere il mio modo di parlare e io mi esprimo così: mettere "mica" in quella posizione mi suonava meglio, peccato scoprire solo ora che non abbia senso! A questo punto allora è inutile continuare a discutere sul "se" senza accento: di sicuro hai una teoria migliore della mia :-)

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